Odisseo

Definizione

Mark Cartwright
da , tradotto da Aurora Alario
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Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese, Spagnolo
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Odysseus (by Mark Cartwright, CC BY-NC-SA)
Odisseo
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

Odisseo (nome romano: Ulisse) fu uno dei grandi eroi panellenici della mitologia greca. Era famoso per il coraggio, l'intelligenza, la leadership, nonché per l'intraprendenza e l'abilità oratoria, determinanti per la vittoria della Grecia nella guerra di Troia. Dopo il conflitto, Odisseo fu protagonista di molte avventure fantastiche avvenute durante il lungo viaggio di ritorno a Itaca, noto come Odissea.

Nella mitologia greca, era figlio di Laerte e di Antikleia (o Anticlea) e re di Itaca, capo dei Cefalonia. Sposato con Penelope, ebbe anche un figlio, Telemaco. L'eroe ricevette regolarmente l'aiuto e la protezione della dea Atena. Esiodo descrive Odisseo come "paziente", mentre Omero lo descrive più spesso come "divino", "pari a Zeus in intraprendenza" e grande oratore, le cui parole persuasive "scendevano come fiocchi di neve d'inverno". Tuttavia, l'eroe non era solo un pensatore, ma anche un guerriero, il cui coraggio e abilità nel combattere vengono indicati con epiteto omerico di "saccheggiatore di città". Omero afferma anche che il nome Odisseo significa "vittima dell'inimicizia", senza dubbio in riferimento alla malvagità riservata da Poseidone nei suoi confronti.

Odisseo si prepara alla guerra di Troia

La prima fonte di informazioni su Odisseo fu l'Iliade, di cui è uno dei protagonisti, nella quale Omero racconta la guerra di Troia. Coinvolto in molti episodi fondamentali, l'intelligenza, i saggi consigli e l'ingegno dell'eroe si rivelarono cruciali per il successo in battaglia della Grecia.

Odisseo, restio a lasciare la moglie e la famiglia, riuscì ad evitare gran parte del conflitto, fingendosi pazzo una volta chiamato da Palamede (emissario di Menelao). Lo fece in modo convincente arando un campo con un bue e un asino bardati insieme e spargendo sale nei solchi. Palamede, però, non si lasciò ingannare così facilmente e mise il giovane Telemaco sulla traiettoria dell'aratro, costringendo Odisseo a deviare, dimostrandone la sanità mentale.

Fu Odisseo a convincere il riluttante Achille a unirsi alla spedizione greca a Troia. Nascosto dalla madre Teti (la quale conosceva il destino del figlio se avesse preso parte alla battaglia), Achille venne allevato dalla famiglia reale di Licomede sull'isola di Sciro. Nestore, il saggio re di Pilo, tuttavia, predisse che solo con l'aiuto del grande guerriero Achille i greci avrebbero potuto sperare di conquistare la grande città fortificata di Troia.

Di conseguenza, l'astuto Odisseo venne inviato a convincere il più grande combattente della Grecia a lasciare moglie e figlio per combattere a fianco delle forze guidate dal re Agamennone. Travestito da ricco venditore, il re di Itaca tentò di far abbandonare ad Achille il travestimento da figlia di Sciro e di rivelarne la vera identità, presentandogli un assortimento di armi pregiate per le quali il guerriero non riuscì a nascondere l'interesse. Insieme ad Achille arrivò anche il formidabile esercito privato, i Mirmidoni della Tessaglia.

Durante la guerra di Troia Odisseo ebbe la brillante idea del cavallo di legno.

Odisseo venne nuovamente scelto come inviato per convincere la figlia di Agamennone, Ifigenia, a unirsi alle forze greche ad Aulide. Durante la caccia, Agamennone uccise per errore uno dei cervi sacri di Artemide e, secondo il veggente Calcante, solo il sacrificio della figlia del re avrebbe placato la dea e permesso ai Greci di viaggiare in sicurezza verso Troia. Odisseo si recò a Micene e promise alla madre di Ifigenia, Clitennestra, che la giovane avrebbe potuto sposare Achille. Compiaciuta dalla prospettiva di avere un genero così importante, la regina accettò prontamente. Una volta arrivata ad Aulide, però, erano già stati fatti i preparativi per il sacrificio e la povera ragazza era stata già posta su un altare. Fortunatamente, vedendo Agamennone gettare la spada, Artemide ebbe pietà della ragazza, la sostituì con un cervo, e Ifigenia fuggì e divenne sacerdotessa in uno dei santuari dedicati alla dea Tauris.

Come promesso, i Greci beneficiarono di venti favorevoli e sbarcarono a Troia. A parte un piccolo incidente, durante il quale Odisseo e Diomede tesero un'imboscata al giovane Dolone in una foresta, Odisseo ebbe poco da fare fino alle fasi finali della guerra. Dopo la morte di Achille, ebbe luogo una disputa su chi dovesse ereditare la magnifica armatura dell'eroe. Sia Odisseo che Aiace il Telamone rivendicarono l'onore e la questione venne infine risolta da una votazione in cui Atena ebbe voce in capitolo. Fu Odisseo a ricevere armi e armature realizzate da Efesto .

Odysseus and the Sirens (NAM, Athens, 1130)
Odisseo e le sirene (NAM, Athens, 1130)
James Lloyd (CC BY-NC-SA)

Il ruolo di Odisseo nella vittoria greca

Nonostante la perdita del carismatico guerriero, il conflitto proseguì. A quel punto, tuttavia, i Greci iniziarono a ingegnarsi per trovare un modo di penetrare le mura di Troia. Il veggente Calcante predisse la vittoria solo se i Greci si fossero assicurati il coinvolgimento di Achille, figlio di Neottolemo, la possibilità di utilizzare le leggendarie armi di Ercole, allora nelle mani di Filottete, e infine trafugare il Palladio. Il Palladio era una statua sacra in legno di Atena che si supponeva fosse caduta dal cielo e trovata da Troas, il fondatore di Troia. I Troiani credevano che la statua offrisse protezione e potere, quindi, rubandola, i Greci ne trassero un notevole vantaggio durante la guerra.

A portare a termine le tre missioni fu Odisseo. Innanzitutto, tornò a Siro e convinse Neoptolemo a unirsi a lui. Poi si recò a Lemno per recuperare Filottete e le armi di Ercole. Filottete, però, era più che contrariato per essere stato abbandonato sull'isola, gli sforzi persuasivi di Odisseo vennero ripagati, dal momento che Filottete riuscì a uccidere Paride con le frecce letali non appena entrò in battaglia a Troia.

Odisseo è uno dei più grandi eroi dei miti greci.

Rimaneva da portare a termine il terzo compito, ovvero prendere il sacro Palladio dal cuore della città. Per individuare l'esatta ubicazione della statua, Odisseo si travestì da mendicante ed entrò in città senza farsi scoprire. A riconoscere l'infiltrato, tuttavia, fu Elena, che nel frattempo era stata costretta con la forza a sposare un altro figlio di Priamo ed era desiderosa di far ritorno in Grecia. Fu lei a guidare Odisseo verso l'ubicazione del Palladio. Tornato all'accampamento greco con una tale informazione, Odisseo si avvalse dell'aiuto di Diomede e la notte successiva i due si introdussero nuovamente in città e si portarono via la statua.

Nonostante il furto del Palladio, la guerra continuava e divenne chiaro che era necessaria una strategia più ambiziosa se i Greci volevano vincere il conflitto. Grazie all'ispirazione divina di Atena, Odisseo ebbe la brillante idea del cavallo di legno. Fece costruire dai falegnami un enorme cavallo in cui potevano nascondersi numerosi soldati greci. Il trucco consisteva nel convincere i Troiani a portare il cavallo oltre le mura della città. Per prima cosa Odisseo ordinò ai greci di abbandonare l'accampamento, di allontanarsi dalla visuale e gettare l'ancora al largo dell'isola di Tenedos. Rimase così solo il cavallo, nella pianura, con un solo uomo al suo fianco, Sinone. Quest'ultimo finse di essere stato cacciato dai Greci come nemico e potenziale vittima sacrificale. Ottenuta la fiducia, raccontò agli ingenui Troiani una storia assurda, in cui a causa del furto della statua, un'indignata Atena puniva i Greci, suggerendo che l'unico modo per rientrare nei piani era costruire un gigantesco cavallo di legno in proprio onore e tornare a casa. I Troiani, che si lasciarono abbindolare dalla storia, trascinarono il cavallo in città e lo posizionarono davanti al tempio di Atena. Con l'eccezione di Locoonte ed Enea, i Troiani si misero a festeggiare nella notte per celebrare la vittoria finale della guerra.

Trojan Horse
Il Cavallo di Troia
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

Quando finalmente la festa finì e i Troiani si addormentarono in uno stato di ubriachezza, Sinone lanciò un segnale alle navi greche in attesa, le quali tornarono prontamente sulle coste di Troia. Odisseo e i compagni di guerra smontarono quindi da cavallo, aprirono le porte della città e l'esercito greco sbaragliò i Troiani, profanò i templi e massacrò senza pietà tutti quelli che vedeva.

L'Odissea

Una sfortunata conseguenza del comportamento poco galante dei Greci a Troia fu che gli dei li punirono facendo in modo che molte delle loro navi andassero incontro a un disastro lungo il viaggio di ritorno a casa. Uno dei pochi sopravvissuti fu Odisseo, ma solo dopo un viaggio incredibilmente lungo, fatto di deviazioni e disavventure raccontate nell'Odissea di Omero.

Odysseus’ Ten-year Journey Home
Il viaggio decennale di Odisseo verso casa
Simeon Netchev (CC BY-NC-ND)

Durante la propria odissea verso casa, durata dieci anni, l'eroe si fermò in molti porti, pochi dei quali amichevoli. La prima tappa fu l'isola di Ciconi dove, tra l'altro, il dio Apollo donò all'eroe dodici fiaschi di vino. In seguito, colpiti da una tempesta, Odisseo e la flotta finirono sulle coste dei Mangiatori di Loto. Mangiando la pianta si dimenticava la propria patria, così l'eroe rifiutò l'offerta di ospitalità e riprese immediatamente il viaggio.

La tappa successiva fu l'isola dei Ciclopi, i giganti con un occhio solo, che vivevano pacificamente badando alle pecore. La fortuna volle però che Odisseo si imbattesse nel ciclope mangia-uomini Polifemo, figlio di Poseidone, dio del mare. Il gigante si interessò ai greci in viaggio e li intrappolò nella sua grotta, mangiandone rapidamente due come antipasto. Vista la gravità della situazione, Odisseo escogitò subito un astuto piano di fuga. L'eroa fece ubriacare Polifemo con il vino, poi ordinò ai propri uomini di trasformare il bastone in legno d'ulivo di Polifemo in una punta, la quale, una volta indurita nel fuoco, utilizzo per accecare il Ciclope mentre dormiva. Incapace di vedere e comprensibilmente furioso per il trattamento ricevuto, Polifemo cercò di catturare i Greci tastando le pecore mentre uscivano dalla grotta per andare al pascolo. Odisseo ordinò allora ai propri uomini di legarsi al ventre delle pecore, mentre lui scelse un ariete per lo scopo, e così riuscirono a fuggire per proseguire il viaggio. Tuttavia, i Ciclopi maledissero Odisseo, predicendogli la perdita dell'esercito, un viaggio logorante verso casa e un disastro al suo arrivo. Invocando l'aiuto del padre Poseidone, Polifemo fece in modo che passassero molte tempeste e dieci lunghi anni prima che Odisseo raggiungesse Itaca.

Seguirono altre avventure. Tra queste, una sosta ad Aiolia (o Eolia), dove il dio dei venti, Aiolo (o Eolo), donò a Odisseo una fiaschetta che conteneva tutti i venti, tranne quello che lo avrebbe riportato a casa; sfortunatamente, però, alcuni membri dell'equipaggio di Odisseo lasciarono che la curiosità avesse la meglio e, in vista di Itaca, aprirono la bottiglia. Di conseguenza, i venti contrari sfuggirono e le navi di Odisseo, travolte dalla tempesta, furono riportate ad Aiolia.

Odysseus Escaping Polyphemos
Odisseo che sfugge a Polifemo
Mark Cartwright (CC BY-NC-SA)

Ripreso il viaggio, si verificarono altre sfortunate soste a Laistrygonia, dove i giganteschi abitanti del luogo, guidati da Antifate, attaccarono e uccisero molti dei compagni di viaggio, scagliandoli con enormi massi.

Odisseo e Circe

I pochi sopravvissuti riuscirono poi a raggiungere con un'unica nave Aiaia (o Aeaea), un'isola appartenente alla maga Circe (o Kirke), dove altri problemi attendevano i viaggiatori assediati. La dea trasformò il gruppo di viaggiatori in porci e Odisseo riuscì a risolvere la situazione solo grazie a un dono di Ermes. Il dio messaggero donò all'eroe il moly, una pianta che lo rese immune agli incantesimi di Circe. Tuttavia, i due andarono d'accordo e divennero amanti, tanto che Odisseo prolungò il soggiorno per un anno intero. Alla fine, deciso a proseguire verso casa, Odisseo venne consigliato da Circe di visitare gli inferi e di chiedere consiglio al veggente tebano Teiresias, il quale gli avrebbe dato indicazioni sul viaggio.

Durante la discesa agli inferi, l'eroe incontra la madre, Antikleia, morta per il dolore della continua assenza del figlio. Incontra anche molti eroi caduti, come Ercole, Achille e Agamennone. Al ritorno nel mondo dei vivi, Circe diede a Odisseo un ultimo consiglio. Si trattava di guardarsi dalle Sirene - creature simili a uccelli con teste di donna - che intrappolavano i passanti con il loro canto bello e incantevole. Di conseguenza, quando la nave dell'eroe passò davanti all'isola delle Sirene, egli ordinò all'equipaggio di tapparsi le orecchie con la cera, mentre lui stesso venne legato all'albero della nave, in modo da poter sentire il canto divino senza esserne intrappolato.

Superate con successo le Sirene, l'eroe e i pochi membri dell'equipaggio rimasti dovettero poi affrontare il terribile mare tra due scogli abitati dai mostri Scilla (che aveva dodici piedi e sei teste e mangiava i marinai per divertimento) e Cariddi (che inghiottiva i mari per tre volte e li risputava per tre volte creando temibili gorghi). Altri sei membri dell'equipaggio andarono dispersi lì, ma la nave sopravvisse e continuò il suo viaggio verso casa.

Odisseo e Calipso

Una breve sosta a Thrinikia (o Thrinacie) si trasformò in un soggiorno di un mese a causa del maltempo e i Greci rimasero a corto di cibo. Nonostante il precedente consiglio di Teiresias di non toccare le mandrie di Elio, alcuni membri dell'equipaggio affamati, guidati da Euriloco, massacrarono diversi animali per nutrirsi. Indignato, Elio fece capovolgere la nave quando lasciò la Thrinikia e l'unico sopravvissuto al disastro fu Odisseo che, dopo nove giorni alla deriva, si arenò sulle coste dell'Ogigia.

Qui l'eroe trascorse cinque anni imprigionato dalla ninfa Calipso, di cui subì il fascino, e con lei ebbe un figlio, Nausitoo. Tuttavia, per merito del nostro eroe, nonostante l'offerta dell'immortalità e dell'eterna giovinezza, Odisseo decise che doveva tentare ancora una volta di tornare in patria. Calipso, spinta dall'intervento divino, aiutò l'eroe a costruire una zattera sulla quale partì ancora una volta per Itaca. Poseidone, però, intervenne ancora una volta in modo dispettoso e fece sì che una spaventosa tempesta facesse a pezzi la zattera. Odisseo approdò malconcio e nudo sull'isola di Scheria, patria dei Feaci, e venne affidato alle cure di Nausikaa, figlia del re Alkinoos (o Alcinoo). Ristabilitosi in piena salute e vigore, l'eroe ricevette una delle magiche navi dei Feaci, che non avevano bisogno di un capitano per essere guidate. Con questa nave Odisseo riuscì finalmente a tornare a Itaca. Tuttavia, proprio come aveva promesso Polifemo, non tutto andava bene nel palazzo del re.

Head of Penelope
Testa di Penelope
Carole Raddato (CC BY-SA)

Odisseo torna a Itaca

Dopo dieci anni di assenza, Odisseo era stato quasi dimenticato, solo la moglie Penelope aveva mantenuto la fiducia nel re a lungo scomparso. Atena aggiornò l'eroe su tutto ciò che era accaduto durante l'assenza. Considerato morto da tempo, molti pretendenti desideravano la mano di Penelope e gli aspiranti re (tutti e 108) avevano preso dimora nel palazzo stesso. Penelope, però, rimandava continuamente la decisione di risposarsi e sperava contro ogni speranza che il marito fosse ancora vivo da qualche parte.

Di conseguenza, per portare la situazione a una crisi, i pretendenti progettarono di uccidere il figlio Telemaco alla prima occasione utile. Su consiglio di Atena, ed esercitando il suo famoso ingegno, Odisseo si travestì da mendicante e si recò di persona a palazzo per valutare la situazione. Solo la vecchia cameriera di Odisseo, Euriclea, riconobbe l'eroe (grazie a una caratteristica cicatrice sulla gamba) e anche il fedele cane, Argo, individuò il vecchio padrone, ma morì tragicamente non appena i due furono riuniti. Rivelandosi al figlio Telemaco (appena tornato da Pilo), Odisseo pianificò una strategia per liberare la reggia da tutti gli scagnozzi e reclamare la legittima autorità. L'eroe, ancora travestito da mendicante, fu trattato male dai pretendenti del palazzo e fu oggetto di molti scherzi crudeli, ma la vendetta non tardò ad arrivare.

Penelope sfidò i pretendenti: se uno di loro fosse riuscito a tendere l'enorme arco appartenuto al vecchio re e a scagliare una freccia attraverso dodici teste d'ascia, lo avrebbe sposato. Naturalmente, nessuno degli sfortunati pretendenti aveva la forza necessaria per tendere l'arco, per non parlare del tiro in sé. Allora il mendicante si fece avanti e, sotto un coro di scettici scherni, infilò incredibilmente l'arco con facilità e scoccò una freccia dritta tra le teste d'ascia. Spogliandosi del suo travestimento, Odisseo rivelò la sua vera identità e seminò il panico tra i pretendenti. Non c'era scampo per gli intrusi, però, perché, come previsto, Telemaco aveva chiuso tutte le porte e rimosso le armi montate sulle pareti. Odisseo, quindi, fece fuori i pretendenti uno ad uno con il temibile arco, reclamando così il regno da tempo abbandonato.

La coppia reale, di nuovo insieme dopo dieci lunghi anni di separazione, visse per sempre felice e contenta, o non del tutto. Infatti, in un tragico colpo di scena finale, l'anziano Odisseo venne ucciso da Telegono, il figlio avuto da Circe, quando sbarcò a Itaca e, in battaglia, uccise inconsapevolmente il proprio padre.

Come viene rappresentato Odisseo nell'arte?

Odisseo è un soggetto popolare nell'arte greca antica: compare su vasi, monete, sculture, tripodi e scudi di tutta la Grecia ed è spesso identificato dal pilos, un cappello di feltro conico. Tra le scene che ritraggono Odisseo sulle ceramiche a figure rosse e nere dal VII al V secolo a.C. vi sono la missione per Achille, il litigio con Aiace per l'armatura di Achille, il furto del Palladio, l'accecamento dei Ciclopi, l'approdo sulle coste di Scheria e la vendetta sui pretendenti di Penelope.

Il soggetto del cavallo di legno è sorprendentemente poco diffuso nell'arte greca, ma è famoso il pithos a rilievo in argilla di Mykonos del 670 a.C. circa. Una celebre rappresentazione di Odisseo e delle Sirene si trova su uno stamnos attico a figure rosse di Vulci del 450 a.C. circa.

Domande e risposte

Per cosa è più famoso Odisseo?

Odisseo è famoso per il suo viaggio di dieci anni da Troia, noto come Odissea, in cui incontra una varietà di creature mitologiche e sopravvive a molte avventure. Fu anche determinante nella guerra di Troia; la sua genialità strategica culminò nello stratagemma del Cavallo di Troia e nella vittoria finale dei Greci.

Come fu ucciso Odisseo?

Odisseo venne ucciso dal figlio Telegono che aveva avuto con la strega Circe, di cui non conosceva l'esistenza. Quando Telegono sbarcò sulle coste di Itaca, sperando di incontrare il padre per la prima volta, fu attaccato da Odisseo. Nella battaglia che ne seguì, Odisseo morì per una ferita inferta dalla lancia avvelenata di Telegono.

Quanto è durata l'Odissea?

Odisseo si allontana per 10 anni nel suo lungo e avventuroso viaggio di ritorno da Troia a Itaca, noto come Odissea.

Bibliografia

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Info traduttore

Aurora Alario
Sono una traduttrice freelance. Mi sono laureata in Mediazione Linguistica presso il SSML Centro Masterly di Palermo, dove ho studiato interpretariato e traduzione per le lingue inglese e francese. Mi interessa la storia e subisco il fascino della cultura indiana. Sono appassionata di informatica, musica e lingue, ovviamente.

Info autore

Mark Cartwright
Mark è ricercatore, storico e scrittore. Formatosi in filosofia politica, si interessa di arte, architettura e di storia globale delle idee. È direttore editoriale della World History Encyclopedia.

Cita questo lavoro

Stile APA

Cartwright, M. (2013, dicembre 31). Odisseo [Odysseus]. (A. Alario, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-786/odisseo/

Stile CHICAGO

Cartwright, Mark. "Odisseo." Tradotto da Aurora Alario. World History Encyclopedia. Modificato il dicembre 31, 2013. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-786/odisseo/.

Stile MLA

Cartwright, Mark. "Odisseo." Tradotto da Aurora Alario. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 31 dic 2013. Web. 07 ott 2024.