Longobardi

Definizione

Joshua J. Mark
da , tradotto da Gennaro Meccariello
pubblicato il
Disponibile in altre lingue: Inglese, Francese
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Lombard Horseman Shield Mount (by James Steakley, CC BY-SA)
Decorazione per scudo con Longobardo a cavallo
James Steakley (CC BY-SA)

I Longobardi erano una popolazione germanica proveniente dalla Scandinavia ed insediatasi successivamente nella regione della Pannonia (coincidente approssimativamente con l'odierna Ungheria). La loro migrazione è considerata parte di quello che è stato definito come "Esodo delle Nazioni" o "Grande migrazione", e durò all'incirca dal 376 al 476.

Tuttavia gli studiosi della materia non assumono tali limiti temporali come categorici, ma ammettono che le migrazioni di cui tratta la storiografia potrebbero essere iniziate già prima, ed andate oltre, le date tradizionalmente riconosciute. Lo storico J.F.C. Fuller scrive che i movimenti migratori ebbero un inizio ufficiale "con l'attraversamento del Danubio da parte dei Goti nel 376", ma ci sono prove di altre, precedenti, migrazioni prima di quell'anno.

Ritroviamo i Longobardi citati per la prima volta dagli storici latini in uno scritto di Velleio Patercolo dell'anno 9 d.C. Poi nell'anno 20, sono nominati da Strabone e nel 98 da Tacito. Il più antico ed esaustivo resoconto delle loro origini è "La Storia dei Longobardi" (Historia Longobardorum) scritta da Paolo Diacono nell'VIII secolo. L'opera è basata su di un precedente memoriale denominato "Le origini dei Longobardi" (Origo gentis Langobardorum), ma come ha sostenuto lo storico Roger Collins: "La presunta base di Paolo diacono è un testo problematico per gli studiosi" perché "fa riferimento ad una pluralità di fonti, non tutte identificabili e non tutte ugualmente affidabili" (198).

Inoltre, l'opera di Paolo Diacono riporta notizie che, egli stesso, etichetta come "assurde", ed alcune altre, che secondo lui dovrebbero essere accettate come fatti realmente accaduti, pur non avendone la sembianza, come nel caso della cortigiana che avrebbe avuto da un parto plurigemellare sette bambini, tra i quali anche il futuro re dei Longobardi, Lamissione. Eppure, la storiografia successiva, ha utilizzato il testo di Paolo Diacono come fonte attendibile riguardo al primo periodo della storia dei Longobardi.

QUEL TIPO DI CRIMINI TRIBALI REGISTRATISI NEGLI ALTRI REGNI BARBARCI SEMBRA NON ABBIANO MAI DATO PROBLEMI NEL REGNO LONGOBARDO.

Da ciò sappiamo, ad esempio, che si allearono in Italia con l'Impero Romano d'Oriente contro gli Ostrogoti e combatterono per i Romani contro Totila, nella Battaglia di Tagina (Gualdo Tadino-PG) del 552. Partirono in massa dalle pianure della Pannonia (odierna Ungheria) insediandosi in Italia, dove, con re Alboino (r. 560 circa -572) fondarono il regno longobardo. Il regno si allargò progressivamente e si rinforzò fino a comprendere un territorio quasi corrispondente all'odierna Italia e segnò le sorti della penisola fino al 774, allorquando i Longobardi furono sconfitti dai Franchi. Dopo tale data il loro potere ebbe una qualche continuità soltanto in aree limitate del sud dell'Italia, non esenti dal condizionamento di potenze straniere. Il loro nome sopravvive ancora nell'odierna regione del nord dell'Italia chiamata Lombardia.

Origini ed alleanza con Roma

Paolo Diacono ci dice che in origine i Longobardi erano una tribù scandinava conosciuta con il nome di Winnili. I capi di una fazione della tribù, Ibor ed Aio, insieme alla loro madre Gambara, lasciarono la tribù, migrando verso Sud e si stabilirono nella regione, nei pressi del fiume Elba, definita Scoringa da Paolo Diacono. Lo stesso scrive che i Vandali imperversavano in quei territori "costringendo tutti i vicini alla guerra [ed] inviarono messaggeri ai Winnili per far loro sapere che se non avessero pagato dazio, si sarebbero dovuti preparare ad affrontarli in battaglia" (I,7). I due fratelli decisero "che era meglio difendere con le armi la libertà piuttosto che svilirla con il pagamento di un tributo", così, tramite i loro messi, comunicarono che avrebbero senz'altro preferito combattere, pur di non vivere come schiavi. Il loro problema, comunque, era quello, non avendo una cospicua formazione in armi, che sarebbero stati sicuramente sovrastati numericamente dall'esercito dei Vandali.

Paolo Diacono scrive che i campi contrapposti si rivolsero ad Odino, la suprema divinità per entrambi, affinché propiziasse la loro vittoria:

Gli antichi a questo punto riportano una storia da ridere: I Vandali, recatisi da Wodan (Odino) gli chiesero la vittoria sui Winnili ed egli avrebbe risposto che la vittoria sarebbe andata a chi per primo avesse visto sorgere il sole. (I,8)

Gambara, allora, dal campo dei Winnili si rivolse a Frea (in alcuni testi Frigg o Frigga), la moglie di Wodan, postulando la vittoria in battaglia per i suoi figli. Frea le consigliò di: "Far sciogliere i capelli alle donne dei Winnili, acconciandoli attorno al viso come se fossero barbe, col fine di potersi presentare di primo mattino, al fianco dei propri uomini, nel luogo in cui Wodan era solito guardare da una finestra verso Oriente, ed essere da lui viste" (I,8). Le donne seguirono le istruzioni di Frea, disponendosi nelle schiere, con i capelli sistemati come se fossero barbe. Quando il mattino seguente all'alba, Wodan guardando dalla finestra, le vide stare ritte in posizione nel campo, esclamò: "Chi sono questi lungibarbi?" Allora Frea gli rispose che, avendo imposto loro il nome, avrebbe dovuto dare loro anche la vittoria. Alla fine Wodan diede loro la vittoria. E fu così che i Winnili divennero i "Longobardi", poi, col tempo il loro nome mutò in "Lombardi".

Tuttavia, in seguito, Paolo stesso, riferendosi a tale racconto, dice: "Tali fatti fanno sorridere e non sono da prendere sul serio", argomentando che il nome "Langobardi" (Lunghe barbe) deriva semplicemente dal modo in cui gli uomini di quella popolazione si lasciavano crescere le barbe, rifiutandosi di tagliarle o di curarle. Molti studiosi, ritengono, invece, che il nome sia da associare a Langbaror, uno degli appellativi di Odino, che la tribù onorava con il proprio culto, già mentre si trovava ancora in Scandinavia.

Secondo Paolo Diacono, dopo aver sconfitto i Vandali, i Longobardi dovettero affrontare la penuria di cibo e mezzi di sostentamento in quell'area e "Patirono molto la fame" fino al "totale smarrimento" (I,10). Pertanto si decisero a migrare, ed a seguito di non poche peripezie (tra cui battaglie e singoli duelli tra diversi contendenti), si stanziarono ad Est del fiume Elba, in un territorio anticamente noto come Mauringa, sovrapponibile all'odierna Austria. Qui, per un certo periodo, furono sottoposti alla Confederazione dei Sassoni, fino a quando non decisero di sollevarsi contro di questi ed elessero come loro re Agelmundo, figlio di Aione, iniziando a vivere in modo autonomo, per i successivi tre decenni.

Lombard Drinking Horn
Contenitore longobardo per liquidi a forma di corno
Osama Shukir Muhammed Amin (Copyright)

A questo punto Paolo riporta l'episodio della cortigiana che diede alla luce sette gemelli non desiderati e se ne liberò gettandoli in una vasca di pesci, per farli annegare. Re Agelmundo, essendosi fermato allo specchio d'acqua per abbeverare il suo cavallo, vide uno dei bambini ancora in vita, lo tirò fuori dall'acqua e lo tenne con sé, crescendolo come se fosse suo figlio. Quel bambino era Lamissione, che: "Una volta cresciuto, divenne tanto vigoroso da essere naturalmente portato al combattimento e dopo la morte di Agelmundo, assunse il comando del regno" (I,15). L'ascesa di Lamissione al trono giunse a seguito di un'incursione dei Bulgari, nella quale Agelmundo fu ucciso e sua figlia rapita.

Lamissione chiamò a raccolta i Longobardi, affrontò, sconfiggendoli, i Bulgari, e riscattò la principessa. Gli altri re, tra i quali Lethu, Hildehoc e Godehoc, seguirono Lamissione. Tutti, forse a causa della crescita della popolazione e della scarsità delle risorse a loro disposizione o per via della guerra con gli Unni, iniziarono, nel 487, a spostarsi verso la regione del Danubio, dove Odoacre d'Italia aveva sterminato la popolazione dei Rugi, insediata lì fino ad allora.

In conseguenza di questo nuovo spostamento anche l'Impero Romano d'Oriente (Bizantino) venne a conoscenza della loro esistenza, richiedendogli di portarsi in Pannonia per difendere la regione dai Gepidi. Secondo altre fonti, i Longobardi erano un elemento dell'egemonia dei Turingi (Goti), da cui si distaccarono per migrare autonomamente verso la Pannonia. Ciò concorda, cronologicamente, con il periodo, dal 526, in cui un primo re storicamente riconosciuto, regnò sulla popolazione dei Longobardi (Halsall, 398). Essi sconfissero gli Eruli, che vivevano in Pannonia, sottraendo loro la terra natìa.

Prima alleati e poi nemici di Roma

Durante il regno di Wacho (Vacone) prima e Audoino poi (546-560), i Longobardi consolidarono la loro presenza in Pannonia. Dopo la morte di Audoino, il regno passò ad Alboino (r. 560-572), tra i re Longobardi uno dei più importanti e noti. Alboino, secondo alcune fonti, valutò che il modo migliore per battere i Gepidi fosse allearsi con il re degli Avari Bayan I (r. 562/565-602) e così facendo li sconfisse in battaglia nel 567, uccidendo il loro re Cunimondo ed, avendone preso il cranio come trofeo, lo utilizzò poi come coppa per bere vino.

Le fonti, tuttavia, non concordano su quale sia stato l'esatto svolgimento dei fatti. Potrebbe essere stato Bayan I a perorare l'alleanza e ad uccidere Cunimondo, donandone poi il cranio ad Alboino, come pegno della comune vittoria. Comunque, dopo aver sottomesso i Gepidi, grazie all'intesa raggiunta prima della battaglia tra Alboino e Bayan I, gli Avari presero il sopravvento nella regione. Bayan I aveva preteso che, se la coalizione avesse sconfitto i Gepidi, tutti i loro territori ed i loro beni, sarebbero andati agli Avari e non ai Longobardi. Non è chiaro perché Alboino accondiscese a condizioni così sfavorevoli. Avendo completamente il dominio sulle terre dei Gepidi, gli Avari iniziarono ad esercitare molto più potere di quanto avessero mai fatto i Gepidi. Lo studioso Guy Halsall scrive in merito:

Alla fine, nel terzo quarto del quinto secolo, al posto di prevalere sui Gepidi i Longobardi si ritrovarono ad essere nuovamente soccombenti nei confronti degli Avari, giunti nella regione del Danubio da quelle più ad Est e divenuti poi la forza dominante di quell'area geografica. (399)

Perciò Alboino si unì in matrimonio con Rosamunda, la figlia del re gepido Cunimondo, col fine di stringere alleanza con i Gepidi contro gli Avari. Tuttavia, all'epoca, gli Avari erano diventati molto più forti rispetto ai Gepidi, ormai in declino; così, alla fine, Alboino ritenne più saggio lasciare la regione. Dato che un grande numero di soldati longobardi erano stati arruolati nelle truppe imperiali impiegate dal generale Narsete in Italia (fornendo ottima prova di sé nella Battaglia di Tagina del 552, là dove Narsete sconfisse il re degli Ostrogoti Totila e rivendicò il controllo dell'Italia da parte dell'Impero d'Oriente) e la ricordavano come una terra rigogliosa e fertile, gli stessi consigliarono ad Alboino di sceglierla quale destinazione. Secondo altre fonti, invece, fu Narsete stesso ad invitare i Longobardi in Italia (tale ipotesi è ordinariamente contestata). Qualunque fosse stata la sua motivazione, nel 568, Alboino portò i Longobardi fuori dalla Pannonia, conducendoli nel nord dell'Italia.

Invasione dell'Italia e morte di Alboino

Alboino, una volta in Italia, vi trovò in gran parte una situazione di relativo spopolamento, riuscendo così a conquistare, con nessuna o quasi opposizione delle forze imperiali, città dopo città. Unica grande eccezione fu Pavia, che per essere presa richiese un assedio di tre anni. Alboino, entro il 572 aveva portato sotto il suo controllo gran parte dell'Italia, stabilendo come capitale del suo regno Verona, fino a quando non fu completata la presa di Pavia, dove poi si trasferì la corte. Divise il paese in trentasei differenti aree denominate "ducati", ognuno dei quali era sottoposto ad un duca, direttamente in collegamento con il re.

Malgrado ciò fosse stato fatto per avere un'azione burocratica efficiente, avendo consegnato troppo potere nelle mani del singolo duca, accadeva che i ducati potessero prosperare o andare in rovina, in maniera condizionata alle qualità umane ed alle capacità amministrative del duca. Alboino esercitò concretamente il comando da Verona ma, poiché era maggiormente preoccupato di rafforzare i confini con i Franchi e tenere lontani i Bizantini, lasciò l'amministrazione del regno ai suoi sottoposti, causando la perdita di unità tra i territori, anche perché ognuno dei duchi, naturalmente, desiderava il meglio per il suo ducato.

Pertanto, il regno longobardo, era in condizioni di estrema fragilità, allorquando Re Alboino, nel 572, venne ucciso da cospiratori capeggiati dalla moglie Rosamunda. A detta di Paolo Diacono, lei non gli aveva mai perdonato di aver ucciso suo padre e così convinse Elmichi, il fratellastro di Alboino stesso, ad assassinarlo. Altri autori in cui ritroviamo la vicenda della morte di Alboino (tra i quali Gregorio di Tours e Mario di Avenches) aggiungono altri particolari, ma tutti concordano sul fatto che a dare avvio alla cospirazione, ed a volere la morte del re, fosse Rosamunda, per vendicare suo padre.

È Paolo Diacono, però, a riportare il famigerato episodio in cui Alboino costrinse Rosamunda a bere da una coppa ricavata dal cranio del padre, invitandola "a bere allegramente con suo padre" (II,28). Alla fine, tale oltraggio, come sostiene Paolo, portò Rosamunda a mettere in atto la congiura per uccidere il marito. Dopo la fine del loro re, molti tra i domini longobardi si disunirono ancora di più, entrando in conflitto gli uni contro gli altri, fino ad essere minacciati dalle forze esterne dei Franchi e dell'Impero Orientale.

Proprio l'Impero Bizantino aveva impiegato un'enorme quantità di risorse economiche per riconquistare l'Italia agli Ostrogoti, dopo la morte di Teodorico il Grande, nel 526. Tra il 526 ed il 555, i Bizantini furono quasi di continuo in uno stato di guerra con gli Ostrogoti insediatisi in Italia, assoldando spesso contro di loro truppe longobarde. Senz'altro fu un duro colpo aver perso in favore dei vecchi alleati, quei possedimenti imperiali che avevano tanto faticato per riavere.

Dunque, nel 582, l'Imperatore Maurizio istaurò l'Esarcato di Ravenna, con il precipuo scopo di riprendersi l'Italia dai Longobardi. L'Esarca era un comandante militare il cui ruolo consisteva nel riorganizzare le popolazioni ed allestire un nuovo esercito. Tuttavia, in Italia, il popolo ricordava ancora bene l'alta tassazione dovuta ai Bizantini, e non era per niente allettato dall'idea di veder ritornare il dominio degli imperiali, ed ancor di meno aveva interesse nel sapere che le nuove, eventuali tasse sarebbero potute essere destinate a finanziare altre campagne militari dell'Impero, piuttosto che a migliorare le condizioni di vita in quegli stessi territori. Ragion per cui l'Esarcato non ebbe risultati degni di nota, finendo in un nulla di fatto.

Map of Lombard Kingdom, 575 CE
Distribuzione dei domini longobardi nel 575
Castagna (CC BY-SA)

I successori di Alboino ed il Regno Longobardo

La minaccia di una potenza esterna, come quella imperiale, indusse i duchi longobardi a porre fine alle contese interne, eleggendo nel 586 un nuovo re, dal nome Autari. Il nuovo re riuscì a sconfiggere le forze bizantine, che entro la fine del 586 recuperarono terreno, per perderlo di nuovo poi in un'altra battaglia, l'anno seguente. Poi, lo stesso Autari con l'intento di rafforzare le sue posizioni, prese l'iniziativa per sposare la figlia del re franco, Childeberto II, ma le trattative non andarono a buon fine, e Childeberto diede la propria figlia in sposa ad un re visigoto. I Franchi, che per lungo tempo erano stati ostili all'Impero Bizantino, ora strinsero alleanza con quest'ultimo contro i Longobardi e, nel 590, diedero avvio ad un'invasione su larga scala dell'Italia, riuscendo a conquistare un gran numero di città importanti.

Autari, quindi sposò Teodolinda, figlia di un duca bavarese, col fine di assicurarsi un qualche tipo di alleanza contro gli eserciti dei Franchi e dei Bizantini. Ma, prima di riuscire a favorire alcun impegno militare, nel 590 morì ed il regno passò ad un suo parente, forse nipote, Aginulfo (r. 590-616), che sposò anche la sua vedova. Aginulfo fu un sovrano molto più efficace di Autari. Riuscì ad ottenere la pace dai Franchi, rafforzò i confini e poi diede una struttura organizzativa al regno per diminuire il potere e l'influenza dei duchi, portando così l'intera penisola italiana sotto il suo controllo.

L'Impero Bizantino, d'altro canto, era impegnato a combattere gli Avari e gli Slavi nei Balcani, dovendo respingere allo stesso tempo gli attacchi dei Persiani in Anatolia. Non gli rimanevano quindi residue risorse a disposizione, per altre campagne in Italia. Pertanto Aginulfo poté regnare in una situazione di relativa pace. I Longobardi erano prevalentemente Cristiani ariani, mentre la maggior parte della popolazione italiana confessava il credo trinitario, quello della Chiesa romana cattolica eppure, come scrive Collins, la divisione tra Ariani e Cattolici, che causò così tanti problemi in altri periodi storici ed in altri regni: "Non sembrò essere tanto conflittuale. Non abbiamo, infatti notizie di controversie teologiche o di conflitti sulla titolarità delle chiese" (215). Aginulfo, pur essendo ariano, tutelò i santuari cattolici e consentì al figlio di ricevere il battesimo cattolico, così come aveva richiesto la moglie. Collins nota inoltre che:

Nonostante il linguaggio oltraggioso usato sul loro conto da alcuni testi, come le lettere imperiali inviate alla cancelleria del regno franco, i Longobardi non erano in alcun modo gli stessi barbari, incivili, che in qualche caso è stato fatto credere...Si dice, infatti, che fossero cristiani già dal V secolo, e la loro massiccia adesione al Cattolicesimo, in contrapposizione all'Arianesimo dei Gepidi, fu utilizzata come base nell'istaurare rapporti diplomatici con l'Impero Bizantino al tempo di Giustiniano. Va detto, comunque, che ciò non può essere vero per ognuno dei gruppi da cui era formata la nazione longobarda, anche perché sappiamo che molti dei componenti della generazione successiva a quella dell'invasione d'Italia, erano ancora pagani. Inoltre, durante l'era di Alboino (560-572) alcuni Longobardi cristiani probabilmente aderirono all'Arianesimo. (204)

Ancor di più, quel tipo di crimini tribali, registratisi negli altri regni barbari (così come avvenne tra i Vandali nel nord dell'Africa) sembra non abbiano mai dato problemi nel Regno Longobardo. Una volta che il regno fu consolidato, loro stessi inziarono ad integrarsi alle popolazioni italiane, imitandone i modi e le usanze. Collins a riguardo afferma: "La loro cultura materiale ce li mostra come del tutto simili ai Franchi ed ai Goti. Il loro abbigliamento e le loro armi, parimenti a ciò che accadeva con gli altri popoli appena citati, erano fortemente influenzati dalla tradizione romana e soprattutto dallo stile adottato dall'esercito nel Tardo Impero" (204). Già durante il regno di Aginulfo, i vestiti, le usanze ed i modi di fare tradizionali dei Longobardi, erano stati ampiamente sostituiti da quelli romani. In modo progressivo e crescente abbandonarono i rituali pagani in favore dei riti cattolici, scegliendo nomi romani per battezzare i loro figli.

Dopo la morte di Aginulfo, sua moglie Teodolinda regnò fino al 628, allorquando suo figlio, Adoloaldo, raggiunse la maggiore età, ereditandone la carica. Adoloaldo fu deposto da Arioaldo, suo fratellastro e convinto adepto del credo ariano, che si oppose al cattolicesimo del re. Dopo Arioaldo, nel 636, salì al trono Rotari, unanimemente considerato il più efficace re Longobardo che abbia regnato da Alboino a Liutprando. Durante il suo regno i Longobardi espansero i loro domini in Italia, fino a ridurre quelli dei Bizantini a Roma ed a poche altre provincie. Il nord dell'Italia era completamente sottomesso al potere longobardo, così come la gran parte del Sud. Egli nel 643 emanò la prima legge scritta dei Longobardi, l'editto di Rotari, in cui erano codificate le norme del diritto tradizionale longobardo ed i suoi istituti, ma in lingua latina. A Rotari successe il figlio Rodoaldo, che però finì presto vittima dei suoi nemici politici.

Il declino dei Longobardi e la conquista dei Franchi

Dopo la morte di Rodoaldo, il regno longobardo fu diviso tra due regnanti, uno insediatosi a Milano, l'altro a Pavia. I due regni si combatterono a vicenda, ed allo stesso tempo combatterono le pressanti tribù slave ai loro confini. La situazione si risolse quando nel 712 Liutprando giunse al potere, regnando fino al 744. Liutprando è solitamente ricordato come il più grande dei re longobardi dopo Alboino. Egli allargò i confini del regno longobardo perfino oltre quanto aveva fatto Rotari e strinse, contro tutti i nemici, una salda alleanza col potente popolo dei Franchi. Il suo regno si caratterizzò con la crescita di sicurezza e prosperità, ma ciò non durò a lungo, dopo la sua morte.

I suoi successori furono, infatti, tendenzialmente uomini deboli e avidi o nel migliore dei casi, incapaci di governare. L'ultimo di questi, Desiderio, riuscì nell'espugnare Roma, spingendo i Bizantini fuori dall'Italia, ma quando arrivò a minacciare Papa Adriano I, Carlo Magno, re dei Franchi, rompendo l'alleanza tra Franchi e Longobardi intervenne e sconfisse Desiderio in battaglia, nel 774. Carlo Magno occupò, quindi, i domini che erano appartenuti ai Longobardi e così ebbe fine il potere longobardo in Italia. Soltanto alcuni tra i territori del regno, in particolar modo nel Sud del paese, rimasero sotto il controllo di duchi Longobardi e, pur non avendo più un potere centrale cui obbedire, conservarono una loro autonomia per alcuni secoli. Tuttavia, sia tali istituzioni politiche che le popolazioni e le loro culture, finirono per essere assorbite o da quelle del regno dei Franchi, o da quelle dei Bizantini.

Info traduttore

Gennaro Meccariello
Gennaro è uno studioso di storia locale ed è appassionato di storia. Laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Benevento, è interessato in particolar modo alla storia medievale, alla storia delle istituzioni ed alla storia contemporanea.

Info autore

Joshua J. Mark
Scrittore freelance ed ex Professore part-time di Filosofia presso il Marist College (New York), Joshua J. Mark ha vissuto in Grecia ed in Germania, ed ha viaggiato in Egitto. Ha insegnato storia, scrittura, letteratura e filosofia all'Università.

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Stile APA

Mark, J. J. (2014, dicembre 06). Longobardi [Lombards]. (G. Meccariello, Traduttore). World History Encyclopedia. Estratto da https://www.worldhistory.org/trans/it/1-13468/longobardi/

Stile CHICAGO

Mark, Joshua J.. "Longobardi." Tradotto da Gennaro Meccariello. World History Encyclopedia. Modificato il dicembre 06, 2014. https://www.worldhistory.org/trans/it/1-13468/longobardi/.

Stile MLA

Mark, Joshua J.. "Longobardi." Tradotto da Gennaro Meccariello. World History Encyclopedia. World History Encyclopedia, 06 dic 2014. Web. 03 ott 2024.